Padani e Filoborbonici, due facce della stessa medaglia

editorialePadani e Filoborbonici, due facce della stessa medaglia

Data:


La nuova moda è quella di non tifare per la nazionale italiana, perchè l’Italia non esiste, l’Italia non mi rappresenta, l’Italia mi ha colonizzato.
Peccato che la maggior parte di queste persone che oggi si riempiono la bocca di notizie storiche a favore della propria tesi, nel 2006 al gol di Grosso nella finale di Berlino, abbiano esultato come degli invasati, cantando l’inno nelle piazze fino a notte fonda.
Ma adesso c’è la crisi e con qualcuno bisogna prendersela, non certo con le banche e i politici corrotti, ma con la propria nazione.
Viva la Padania, viva il Regno delle Due Sicilie, viva Paperopoli e questa è Spartaaaa !

L’Italia non è stata ‘inventata’ da Cavour o Garibaldi o Mazzini o da tanti altri patrioti che un giorno si sono svegliati e di punto in bianco hanno deciso di inventarsi una nazione senza fondamento storico – culturale.
La penisola italica venne unificata politicamente per la prima volta con la Repubblica romana nel IV secolo a.C. e restò unita anche dopo la caduta dell’Impero Romano d’Occidente (476 d.C), prima sotto il controllo degli Ostrogoti e poi sotto il controllo dei Bizantini.
L’Italia iniziò a diventare un puzzle di staterelli tra il 568 e il 569, quando i Longobardi (popolazione germanica orientale), occuparono gran parte delle regioni centro-settentrionali e alcune zone del meridione.
Fu il sommo poeta Dante (1265- 1321), nel Medioevo, a creare un mito di fondazione e una narrazione su cui costruire l’Italia, cercando un allegorico veltro (cane da caccia), una salvezza (salute) per l’Italia, alimentando così un’aspettativa che altri letterati, da Petrarca a Machiavelli, da Alfieri a Foscolo, da Manzoni a Leopardi, coltivarono negli anni.
Sono passati secoli, in cui popolazioni barbariche, austriaci, francesi e spagnoli si sono spartiti la penisola fino a quando, grazie al Risorgimento, nel 1861 è stato scacciato lo straniero e unificata l’Italia.
Ma non sono stati solo gli uomini politici o d’arme a volerla: l’Italia l’ha fatta la geografia, l’ha fatta la storia, l’ha fatta la letteratura.

Padani
Gli indipendentisti padani affermano che il territorio corrispondente all’Italia centro-settentrionale, denominato Padania (da Padus, il nome latino del fiume Po), sia abitato da popoli distinti per lingua, usi, costumi e storia, chiamati Nazioni della Padania e riconducibili, nelle loro differenze, ad un unico popolo padano, che sono stati resi partecipi contro la loro volontà del Risorgimento (anche loro ! Ma allora davvero sono stati solo in Mille a riuscire nell’impresa?) e, conseguentemente, dello stato italiano; pertanto propugnano la secessione di queste nazioni dalla Repubblica Italiana e la creazione di una repubblica federale della Padania rispettosa delle peculiarità di ciascuna di esse.
Al contrario del Mezzogiorno (Regno delle Due Sicilie), l’Italia Settentrionale, nella sua storia, non è stata mai unita in un unico stato, la Padania non è mai esistita e quindi, al contrario dell’Italia, è stata inventanta dal nulla.

Va, pensiero
Una cosa che mi fa rabbia è l’uso improprio che ne fanno i secessionisti padani, del coro Va pensiero, tratto dal Nabucco di Giuseppe Verdi.
La Lega Nord lo usa come “Inno della Padania“, con la giustificazione che il librettista Temistocle Solera apparteneva alla cosiddetta “corrente neoguelfa“, assertrice di un blando federalismo (sistema alla base del programma politico leghista), anche se questo coro di esuli ebrei era stato uno dei simboli musicali più importanti del Risorgimento italiano, interpretato dal pubblico dell’epoca come una metafora della condizione degli italiani soggetti a dominio austriaco. Nessun documento, peraltro, comprova la tesi che Solera fosse favorevole a un sistema federale per l’Italia, mentre è noto che lo stesso Verdi era un fervente sostenitore dell’unità nazionale.
Nei teatri, quando finiva una sua opera, dagli spalti più alti venivano lanciati sul pubblico dei volanti arrecanti la scritta “Viva V.E.R.D.I” ovvero “Viva Vittorio Emanuele Re D’Italia“.

Filoborbonici
La tesi che porta i meridionalisti filoborbonici a negare la propria appartenenza all’Italia, è il fatto che secondo loro il Sud non è altro che una colonia del Nord.
Io non metto in discussione che durante l’unificazione l’esercito piemontese abbia commesso atroci delitti contro la popolazione, sono atti non certo giustificabili, ma purtroppo rientrano nella logica della guerra. Non credo che i Partigiani e gli Alleati abbiano contrastato i fascisti con baci e abbracci, ma per questo non metto in discussione la Resistenza!
Sicuramente in tal senso sono stati fatti degli errori, il Sud sicuramente è stato derubato della sua identità, ma non mi sembra il caso adesso, a distanza di un secolo e mezzo, rimugginare sul passato.
Sono d’accordissimo che non si debba perdere la memoria di uno Stato che fu all’avanguardia in molte discipline, ma delegittimare ora non è per niente costruttivo, specialmente se poi si elogia una monarchia come quella dei Borbone che sicuramente fece tanto per la propria capitale, ma non è tutto oro quel che luccica (i repubblicani del 1799 non furono mandati a casa con una semplice strigliata di capo).
Non dimentichiamoci che il Sud non è mai stato governato direttamente da rappresentanti del suo popolo, ma sempre da “genti straniere“: Svevi, Normanni, Angioni, Aragonesi, Spagnoli e Francesi.
Nemmeno i Borbone furano puramente partenopei, non erano altro che il ramo spagnolo, in seguito diventato di Napoli, di una dinastia francese.
Quindi si all’Italia e si allo studio nelle scuole (per non perderne la memoria) di ciò che è stato il Regno delle Due Sicilie.
I briganti, che a tutti i nostalgici del Regno di Napoli stanno tanto a cuore, difendevano le loro terre, senza tener conto chi fosse il sovrano contro cui combattevano: Vittorio Emanuele II o Francesco II.

Vesuvio pensaci tu
Non meritano la nostra attenzione quei tifosi stupidi e analfabeti che allo stadio cantano cori contro la città di Napoli, lo sfottò è lecito nello sport, ma senza oltrepassare quel limite che sfocia nel razzismo.
Non credo che questi gradirebbero un coro del genere: “Po inondali tutti”.
Tutto questo odio è frutto di un accanimento mediatico che colpisce la città partenopea. Non negatelo, purtroppo è così, di essa se ne parla solo negativamente, tralasciando tutto ciò che c’è di buono tra i suoi palazzi.
Infine vorrei ricordare a tutti coloro che denigrano Napoli, che all’estero le canzoni italiane più famose sono quelle napoletane e che non a caso, come fa notare il mio amico Vincenzo, gli stereotipi con cui sono conosciuti gli Italiani fuori dai confini nazionali, ovvero pizza, spaghetti e mandolino, non sono altro che elementi riconducibili ai Napoletani.
La pizza e non la polenta o la bagna cauda!

Considerazioni finali
Appurato che la Padania sia solo una trovata politica e che le ultime vicende hanno dimostrato tutta l’ipocrisia di un partito che urlando nelle piazze padane “Roma Ladrona“, di nascosto intascava i nostri soldi pubblici, vorrei sottolineare che, pur essendo un terrone che si sente italiano (sentirsi italiani non è un valore esclusivo della Destra), non nego l’esistenza di una ‘Questione Meridionale‘. Sarebbe meglio però che questa si basasse non sulle nefandezze commesse nel XIX secolo, ma che si incentrasse sulle speculazioni illecite di una classe politica corrotta e sulle violenze di una criminalità organizzata che tengono strette in una morsa letale le terre e le genti del Sud (un cappio che si sta stringendo anche al Nord).
E per favore basta dare importanza al calcio come rivalsa o come metro di giudizio socio-politico: il riscatto deve partire da altro, l’Italia va rispetta e onorata come nazione, senza combattere tra veneti e calabresi, piemontesi e campani, lombardi e siciliani. Dovremmo essere un unico ‘esercito’ schierato contro chi ci vuole imbavagliare.

Con il rischio di sembrare banale, non posso non terminare questa mia disquisizione con le parole ancora attuali di Massimo d’Azeglio: «Abbiamo fatto l’Italia, ora dobbiamo fare gli italiani!»
Sono passati 151 anni e ancora non ci siamo riusciti, ma non ci arrendiamo !

Share post:

Altre storie

Seguici su

50,320FansLike
527FollowersFollow
7,000SubscribersSubscribe

Leggi anche
Altre storie

Vecchioni & co: 5 vip che hanno insultato il Sud

Vecchioni & co: 5 vip che hanno insultato il...

Mamma li Turchi!

La tensione tra Turchia e Russia, dopo l'abbattimento di...

Paura attentati non riduciamoci a “Portone rubato porta di ferro”

Dopo gli attentati di Parigi del 13 novembre scorso,...

1992, la serie che rievoca le macerie

Fosse stata una sterile docu-fiction relativa all’inchiesta ‘Mani pulite’,...